Anche a Catania esistono da decine e decine di anni vere e proprie leggende legate alla città dell’Elefante. Le classiche “Urban Legends”, mai effettivamente verificate, ma capaci di restare scolpite nell’immaginario collettivo del popolo etneo. Siete curiosi di conoscerne qualcuna? Benissimo, allacciate le cinture e mettetevi comode: al racconto ci pensiamo noi!
Castello di Leucatia: la leggenda dei fantasmi della città
Il Castello di Leucatia, noto come il “Castello dei fantasmi”, è una delle mete più affascinanti per chi vuole scoprire le leggende di Catania. Costruito nel 1911 nel quartiere Barriera del Bosco, l’edificio si erge maestoso, circondato da un’aura di mistero. Secondo la leggenda, il castello fu edificato da un ricco commerciante ebreo come dono di nozze per la figlia Angelina. Ma la giovane, innamorata di un cugino di umili origini, rifiutò di sposare l’uomo scelto dal padre. Disperata per il matrimonio combinato, Angelina si tolse la vita gettandosi da una delle torri del castello. Si racconta che, dopo la tragedia, l’edificio sia stato teatro di strani fenomeni: lamenti notturni, urla spettrali e apparizioni inquietanti hanno alimentato per decenni la fama del castello come luogo infestato. Nonostante la sua fama di dimora di fantasmi, il Castello di Leucatia ha trovato nuova vita nel 2001, quando fu completamente restaurato e destinato a biblioteca pubblica e centro culturale. Oggi è uno spazio dove i visitatori possono immergersi in eventi culturali e al contempo lasciarsi affascinare dalla struttura originale, caratterizzata da torri merlate e stelle a sei punte, testimonianza dell’origine ebraica del primo proprietario. Il castello si trova in via Leucatia, nella zona nord di Catania, ed è facilmente raggiungibile dal nostro appartamento Rindone 6 firmato Ferrini Home.
Il fiume Amenano e la fontana: leggende catanesi
Il fiume Amenano, chiamato affettuosamente “Judicello” nel Medioevo, è uno dei simboli più misteriosi e affascinanti di Catania. Questo corso d’acqua, un tempo visibile in superficie e vitale per la città, fu sepolto dall’eruzione dell’Etna del 1669, trasformandosi in un fiume sotterraneo. Il nome del fiume deriva da Amenanos, una divinità fluviale della mitologia greca, spesso raffigurata con corpo di toro e volto umano. Il suo percorso, nascosto nel sottosuolo di Catania, è diventato nel tempo il simbolo della resilienza della città: anche dopo la distruzione, l’Amenano riemerge inaspettatamente, come Catania stessa, capace di risorgere dalle sue ceneri. Nonostante sia sotterraneo, l’Amenano è ancora visibile in alcuni punti emblematici della città, che vale la pena visitare:
- Fontana dell’Amenano: che si trova all’ingresso della famosa Pescheria, un mercato che racconta la vera anima della città.
- Villa Pacini: parco pubblico ospita un piccolo tratto dell’Amenano, visibile lungo i suoi sentieri alberati.
- Piazza Currò e il Lavatoio di Cibali
- Termini Achilleane e Museo Diocesano
Il centro di Catania è il punto di partenza perfetto per scoprire il percorso dell’Amenano. Puoi iniziare da Piazza Duomo per visitare la fontana e le terme, spostarti a Villa Pacini, e poi esplorare piazza Currò e le altre tappe. L’appartamento Ferrini Home dove ti consigliamo di alloggiare per questo itinerario è sicuramente il nostroFirenze 70.
La leggenda di Pippa la Catanese e la storia del Castello Ursino
Pippa la Catanese, il cui vero nome era Filippa, è una figura leggendaria profondamente intrecciata con la storia e il folklore di Catania. Nata come popolana e lavandaia, visse un’ascesa sociale straordinaria grazie al suo ruolo di nutrice presso la corte degli Angioini al Castello Ursino, ma la sua storia si concluse tragicamente, diventando un simbolo di lealtà e sacrificio. Secondo la leggenda, Pippa fu scelta da Roberto d’Angiò e Violante d’Aragona come nutrice per il loro figlio Luigi. La sua dedizione le valse il favore della corte, portandola a Napoli quando gli Angioini furono cacciati dalla Sicilia. Qui, Pippa si costruì una vita agiata, sposò il siniscalco del regno ed ebbe figli, ma la sua fortuna la portò al centro di una congiura contro il principe Andrea d’Ungheria. Accusata di complicità, Pippa fu torturata e bruciata viva, pagando con la vita una lealtà incrollabile verso la regina Giovanna I.